
L’emergenza COVID 19 ha portato allo studio del virus da diversi punti di vista, una prospettiva analizzata di recente è relativa all’alimentazione.
Leggi con attenzione le seguenti righe, ma considera che derivano da studi in evoluzione e pareri personali, perciò costruisci la tua opinione con accortezza e continuando a informarti.
Penso che l’informazione, in un ambito così delicato, debba essere diffusa con molta saggezza, evidenziando la sua natura mutevole. Senza pretendere che escano fuori cure miracolose o verità assolute.
I miracoli sono quelli che nell’ultimo mese stanno facendo le persone che si occupano dei malati in tutta Italia.
Le fasce più colpite dal virus
L’epidemia è iniziata a Wuhan in Cina alla fine del 2019 ed è cominciata con un’infezione trasmessa da animale a uomo.

Il virus può svilupparsi in diversi modi: asintomatico, con lievi sintomi influenzali o con gravi sintomi respiratori. I sintomi manifestati sono diversi, ma l’apparato più colpito è quello respiratorio.
La maggior parte delle persone entrate in contatto con il virus risulta asintomatica e ciò rappresenta il principale problema per tutti i paesi toccati dall’epidemia. Gli asintomatici diffondono il virus e lo fanno senza cognizione di causa.
Perché alcune persone non sviluppano sintomi, mentre altre subiscono la malattia nel peggiore dei modi? Da cosa dipendono queste differenze?
Ogni persona è diversa e ciò vale anche per il sistema immunitario. Alcune persone sono immuni al virus, perché la natura li ha dotati di anticorpi specifici.
Esistono però anche altri fattori incidenti sullo sviluppo del virus e studi recenti li stanno dimostrando:
- età;
- sesso;
- patologie pregresse;
- località;
- livelli di vitamina D nel sangue.
L’ultima cosa centra?
Lo vedremo.
Per quanto riguarda gli altri fattori, le fasce più colpite sono quelle delle persone anziane, anche perché hanno maggiori probabilità di presentare patologie pregresse.
Gli uomini sono il sesso più colpito, anche se il motivo è ancora oscuro.
Il luogo è un’altra variabile: si è visto che nei luoghi dove l’inquinamento dell’aria è elevato le persone sono più suscettibili al virus. Ciò è facilmente spiegabile, perché l’aria inquinata indebolisce il bersaglio primario dell’infezione: i polmoni.
Lo stile di vita
Analizzando il COVID 19 nella sua semplicità, si tratta di un virus simile all’influenza stagionale.

A differenza di altri tipi di infezioni, contro i virus non esistono cure. Non si tratta di un’infezione batterica dove puoi servirti dell’antibiotico o di un parassita contro cui usare una terapia antiparassitaria.
Se ci pensi bene, cosa manda via l’influenza?
Soltanto tu. E’ vero puoi aiutarti con qualche medicina, ma essa agisce solo sui sintomi, il responsabile della guarigione è il tuo organismo.
Con questo non voglio dire che nel caso contraessi il coronavirus, non avresti bisogno di cure; solo che tali cure sarebbero dirette verso i sintomi.
E’ sempre il corpo a sconfiggere la malattia.
L’alimentazione quindi può aiutare?
Contrarre il virus o no è una questione multifattoriale, dove l’elemento più importante è la genetica e quindi il tuo sistema immunitario. Questo fattore non è modificabile, quindi la cosa più importante che tu possa fare è rispettare con rigore le indicazioni fornite dal governo per il contenimento del virus.
Sicuramente un corretto stile di vita e una sana alimentazione rendono l’organismo più forte e preparato, nel caso fosse necessario affrontare qualsiasi problema.
Niente di nuovo…non proprio.
Recentemente è uscito uno studio relativo agli effetti protettivi di una vitamina in particolare.
La vitamina D
L’articolo esamina i ruoli della vitamina D nel ridurre il rischio di infezioni del tratto respiratorio e come ottenere lo stesso effetto tramite l’integrazione di vitamina D.
La deduzione deriva dagli effetti benefici della stessa vitamina nei confronti della normale influenza stagionale.
Il virus dell’influenza, così come il COVID 19, colpisce il tratto respiratorio. La causa di morte per influenza infatti è la stessa: la polmonite che ne deriva.
I pazienti che sviluppano polmonite “influenzale” hanno per la maggior parte:
- età inferiore a 5 o superiore a 65 anni;
- malattie polmonari croniche o cardiache;
- una storia di fumo;
- immunodeficienza.
Il quadro è molto simile a quello del COVID 19.
In questo caso, l’innalzamento delle concentrazioni di vitamina D nel sangue ridurrebbe il rischio di sviluppare l’influenza.
Tornando all’articolo, esso indica che la vitamina D può ridurre il rischio di infezioni attraverso diversi meccanismi e perciò, in caso di carenza, consiglia la sua integrazione.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di aumentare le concentrazioni sanguigne di 25-idrossivitamina D (oltre 40–60 ng / mL (100–150 nmol / L).

Per il trattamento di persone che vengono infettate con COVID 19, potrebbero essere utili dosi più elevate di vitamina D3.
Tuttavia tali raccomandazioni devono essere ulteriormente valutate e confermate da studi condotti su una fetta più ampia di popolazione.
Detto questo è palese che si tratta di un argomento nuovo che necessita di ulteriori chiarimenti, nonostante ciò mi sembra chiaro quali sono le conclusioni e quali sono i comportamenti che possono tornare utili.
Come evitare carenze di vitamina D
Nel caso scoprissi una carenza di vitamina D, esistono due modi per incrementare i suoi livelli:
- introdurre nella dieta alimenti contenenti vitamina D;
- prendere il sole responsabilmente.
Si potrebbe anche usufruire di integratori, tuttavia non prendo in considerazione tale opzione, perché la scelta di introdurre un’integrazione deve essere valutata caso per caso. Solo un professionista qualificato che conosce le tue caratteristiche può spiegarti come fare.
Per quanto concerne la dieta, immagino vorrai sapere quali sono gli alimenti che ne contengono di più. La risposta è nel grafico.

Attenzione!
Non vuol dire consumare tali ingredienti in modo massivo ed esagerato, ma solo di introdurli con responsabilità in una dieta varia ed equilibrata.
Passando invece al “prendere il sole”, dovrebbe essere un invito a nozze. In questo periodo mettersi sul balcone o in giardino a prendere un po’ di sole non dovrebbe essere un problema.
La sintesi della vitamina D può essere indotta dai raggi solari e sappi che una mezzora di esposizione è già sufficiente per produrne una buona quantità.
Per maggiori info sull’argomento leggi: “COME PROTEGGERSI DAL SOLE E AVERE UN’ABBRONZATURA PERFETTA”.
Take home message
Fai molta attenzione a tutte le informazioni che leggi in questo periodo. Le stesse fonti che ho preso come riferimento sottolineano la necessità di ulteriori studi. Quindi continuati a informare per affrontare al meglio la situazione.
Detto questo, migliorare le tue abitudini alimentari (e non solo) e aumentare i livelli di vitamina D (nel caso ce ne fosse bisogno) male non fa, anzi potrebbe rappresentare un’ulteriore risorsa per il tuo benessere.
Prima di tutto però segui le raccomandazioni governative e usciremo vittoriosi da questo periodo.
Ciao, ci vediamo al prossimo post
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